La diffusione del marxismo
Dopo la morte di
Karl Marx le idee marxiste continuarono a propagarsi sia in Europa che in
Russia, e si diffusero non solamente in fase teorica ma soprattutto in quella
politica. Vi fu una “prima internazionale”, una “seconda internazionale” ovvero
un’organizzazione che aveva lo scopo di coordinare l'azione dei movimenti degli
operai e addirittura una “Terza Internazionale”.
Ma andando con
ordine, nella diffusione del pensiero marxista durante la seconda
internazionale, troviamo i Marxisti rivoluzionari, che sono coloro che
sostengono che la rivoluzione sociale sia un mezzo inevitabile per
l'instaurazione del comunismo, ed i Marxisti revisionisti ovvero coloro
che sostengono che la società bisogna trasformarla progressivamente, attraverso
dei programmi di riforme.
Figure di spicco nel
pensiero socialdemocratico europeo, tra la fine dell’800 ed i primi del 900 furono,
Karl Fautsky che assunse una posizione intermedia tra i revisionisti ed i
rivoluzionari, infatti egli sosteneva la
necessità della rivoluzione ma al contempo credeva che prima bisognava
instaurare un programma minimo di riforme graduali e moderate.
Eduard Bernstein, il quale fervente revisionista, auspicava la necessità di una
revisione delle teorie di Marx, in quanto il contesto politico era mutato e
quindi bisognava abbandonare il progetto di trasformazione violenta dello Stato
borghese, per imboccare la via delle trasformazioni graduali.
Lenin, figura di spicco nella Russia di fine 800 e primi 900, che difende con
forza l’idea della rivoluzione violenta da parte del proletariato.
A suo parere la
rivoluzione è l’unico strumento che il popolo ha a disposizione per rovesciare
lo stato borghese, bisognerà arrivare a ridurre l’apparato statale, passando quindi
da un’ideologia socialista ad una comunista, che lui stesso definisce “dittatura
del proletariato”. A suo parere, il partito comunista deve farsi carico
della guida del proletariato nella sua azione rivoluzionaria, in quanto non
tutta la classe operaia sarà in grado di elevarsi alla coscienza e all’attività
dell’avanguardia. Pertanto, saranno necessarie delle forze, delle personalità
più avanzate nel movimento operaio che colleghino le avanguardie rivoluzionarie
alla massa operaia.
Rosa Luxemburg figura che concorda con Lenin sulla necessità della rivoluzione
proletaria, però si distacca dal pensiero comunista di Lenin, in quanto
considera tale potere comunista un “accentratore di potere”, che arriverà a
sfociare in una dittatura sul proletariato.
Il suo pensiero
invece, rivendica una democrazia politica che vede la classe operaia
internazionale protagonista del proprio destino, essa si schiererà con un
fronte pacifista allo scoppio della Prima guerra mondiale, in opposizione al
militarismo che era proprio del partito socialista tedesco, e proprio in
seguito alle sue idee nel 1919 viene assassinata.
Stalin figura che arriva al potere in Russia dopo Lenin e che, fermo
interprete delle idee comuniste, impone l’idea di un “rigido sviluppo economico
forzato della Russia”, instaurando un rigiro e isolato sistema totalitario, da
cui la Russia uscirà solamente con l’aiuto di
Mikhail Gorbaciov nel 1985 uomo politico che porterà attraverso numerose riforme alla
fine della Guerra fredda, alla caduta del muro di Berlino e alla fine
dell’URSS.
Antonio Gramsci uno dei fondatori del partito comunista italiano, che porterà il popolo
italiano ad avere la possibilità di avere una struttura organizzata di classe,
simile ai soviet russi.
Egli vedeva nei
“consigli di fabbrica” che sorsero a Torino, dei veri e propri centri di
democrazia diretta e di autoregolamentazione da parte degli operai, credeva
nell’elemento soggettivo (coscienza della classe operaia) ed in quello
oggettivo ( crisi del sistema capitalistico).
Uno dei suoi
concetti più interessanti era quello dell’Egemonia Culturale, ovvero la
direzione intellettuale, morale e culturale della società assunta da parte di
un gruppo o di di una classe.
Proprio in seguito a
tale concetto, arrivò ad affermare che il marxismo in occidente come nel Paese
Italia, non si poteva affermare, in quanto l’egemonia culturale borghese
era decisamente preponderante rispetto all’ideologia proletaria.
La borghesia era
riuscita a mantenere il consenso sociale, attraverso le strutture
culturali come la scuola, la stampa, il cinema, la Chiesa, i sindacati, i
partiti etc.
Sono proprio gli intellettuali
organici, ovvero quelle figure di filosofi, letterati, artisti etc., che
organicamente legati ad una determinata classe emergente e dominante, operando
in stretta connessione con essa, offriranno un sostegno alla sua ideologia e
alla sua visione del mondo, arrivando ad influenzare la società. Dall’altra
parte esisteranno gli intellettuali tradizionali, che richiamandosi ai
valori della tradizione, svolgeranno la loro attività intellettuale in modo
indipendente ed autonomo, rispetto all’ideologia del gruppo sociale dominante.
Per Gramsci, dunque,
il ruolo degli uomini di cultura, sarà fondamentale per sviluppare nel
proletariato quel ruolo di coscienza di classe, e sarà fondamentale costruire
un nuovo blocco storico, dove gli operai del Nord e le masse contadine del Sud
della penisola Italia, si uniscano al fine di sconfiggere l’egemonia culturale
esercitata dalla borghesia e dalla Chiesa.
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