L'alienazione e il materialismo storico - Karl Marx





Karl Marx nasce in Prussia, quindi in Germania nel 1818 da una famiglia di origine ebraica. Si dedica inizialmente a studi giuridici per poi passare alla filosofia, il suo orientamento per la filosofia a sfondo materialistico e naturalistico parte già dalla sua formazione universitaria. Le sue idee però non sono accettate dal regime di allora e quindi dalla Prussia si trasferisce prima a Parigi e poi a Bruxelles dove si dedica alla politica e sarà proprio a Bruxelles che stringerà amicizia e collaborazione con Engels che diventerà il suo migliore amico.
Marx abbraccerà inizialmente le idee di Hegel e con lui elaborerà il celebre scritto “Il Manifesto del partito comunista” si distanzierà dalle idee di Feuerbach, anche se gli riconoscerà il merito di aver spostato con la sua filosofia l’attenzione sull’uomo e sui suoi aspetti naturali.
Si sposterà a Londra nel 1849 dove vivrà fino alla sua morte avvenuta nel 1883.
Inizialmente il pensiero filosofico di Feuerbach aveva attirato l'attenzione di Marx, ma poi approfondendolo gli risultava insufficiente in quanto non riusciva a spiegare veramente l'origine del perché gli uomini tendono a credere in Dio e quindi si allontanò da tale principio filosofico e nel lavoro un altro.
Secondo Marx il bisogno della religione e quindi il bisogno di Dio arrivavano all’uomo perché nella realtà in cui era costretto a vivere stava male, e quindi nella religione l'uomo cercava consolazione stava male sulla terra, doveva credere in un paradiso e quindi la religione diventava l'oppio del popolo.
Quindi per Marx il termine alienazione, che per Feuerbach indica una condizione negativa dell'esistenza umana nella prospettiva religiosa, indica la situazione dell'operaio nella società capitalista, ed esso si manifesta in quattro diverse forme:
 
·       nei confronti del prodotto del suo lavoro, infatti, l’operaio produce beni che non gli appartengono;
·       in relazione alla sua attività lavorativa, in quanto la sua stessa forza lavorativa è proprietà del capitalista padrone, e lo trasformerà nel tempo ad uno schiavo;
·       nei confronti della sua stessa essenza, in quanto l’uomo trova la sua realizzazione nel lavoro, ma nel sistema capitalistico questo non può avvenire, in quanto l’operaio è sfruttato e quindi non agisce ma subisce e diventa una cosa che pian piano si abbruttisce;
·       in rapporto agli altri uomini, non potendo il lavoratore godere dei frutti del proprio lavoro egli sarà di conseguenza escluso dalla vita sociale, non si relazionerà con gli altri, ma solamente con il capitalista che gli riconoscerà un salario.
 
Per superare la condizione di alienazione secondo Marx non bisogna elaborare teorie, critiche etc. ma bisogna assolutamente eliminare la causa che ha determinato la condizione di alienazione… che lui identifica nel sistema della proprietà privata.
Nel tempo l’uomo ha generato società, e la società ha generato la divisione del lavoro, generando ricchezza e progresso, ma anche disuguaglianza sociali che hanno dato origine allo sfruttamento e al sistema della proprietà privata.
Ne è nato quindi l’operaio che dipende dal capitalista proprietario.
Ora per riequilibrare il sistema sociale, bisogna negare, eliminare la società borghese e le sue istituzioni e questo può avvenire solamente attraverso una rivoluzione sociale che andrà a rigenerare una società comunista, dove la proprietà privata sarà abolita, e le classi sociali spariranno.
Proprio su tale concetto si apre la frattura tra le idee di Marx e quelle del suo amico Hegel, in quanto per il secondo si raggiungerà l’obiettivo attraverso la critica e la filosofia, incaricandone gli intellettuali nel diffonderne il pensiero, mentre per Marx, l’obbiettivo si raggiungerà solamente attraverso la Rivoluzione.
Tale concetto Marx lo spiega attraverso il Materialismo storico secondo cui le forze motrici della storia non sono di carattere spirituale bensì materiale. o meglio la storia è vista come un processo dialettico che si trasforma e si evolve sotto la spinta di dinamiche di natura socioeconomica.
A suo parere il motore della storia era rappresentato dai modi di produzione che hanno caratterizzato le varie epoche e che si compongono di due elementi fondamentali
 
·       le forze produttive
·       i rapporti di produzione
 
Le forze produttive sono costituite dalla forza lavoro, dai mezzi utilizzati, e dalle conoscenze tecniche, mentre i rapporti di produzione coincidono con l'organizzazione stessa del lavoro e le relazioni che avvengono tra i soggetti all'interno del processo produttivo quindi il rapporto capitalista operaio.
L'insieme di questi elementi costituisce la struttura economica della società ovvero l'ossatura della società, che si trasformerà in sovrastruttura quando vi sarà l'insieme delle varie produzioni culturali ovvero delle produzioni spirituali, delle idee politiche, religiose, che andranno a incidere nel rapporto tra le due componenti.
Detto questo, possiamo immaginare che mutando le condizioni storiche di vita cambieranno anche i modi di valutare le cose ed i comportamenti, sia privati che sociali.
La struttura economica della società la dobbiamo quindi immaginare come una struttura dinamica, ed il dinamismo è dato dal rapporto dialettico tra queste due forze, le forze produttive e i rapporti di produzione, i quali servono a favorire lo sviluppo e il funzionamento della produzione stessa.
Possiamo immaginare quindi i rapporti produttivi come l'espressione degli interessi della classe dominante all'interno dei quali si sviluppano le forze produttive, che sono l'espressione di una classe in ascesa, quando queste due forze entreranno in conflitto ci sarà la rivoluzione con la quale la classe sfruttata rovescerà la classe dominante ovvero gli sfruttatori.
Marx afferma che tutta la storia è sempre stata una storia di “lotta di classi sociali” sin dal medioevo le forze produttive progrediscono e vanno in conflitto con i rapporti di produzione e questo, accadrà anche nella società capitalistica, dove a suo dire il conflitto tra il proletariato e la borghesia sarà destinato ad accendersi sempre di più.

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